L’evoluzione della normativa sulla cessione del quinto

 Il prestito con cessione del quinto è nato negli anni ’50, all’epoca di Vittorio Emanuele II, con il decreto D.P.R. n.180 del 5 Gennaio 1950 ed il relativo regolamento attuativo D.P.R. n. 895 del 28 luglio 1950.

 Inizialmente si trattava di un prestito destinato esclusivamente ai dipendenti pubblici e statali, per agevolare il loro accesso al credito.

 

A distanza di oltre 50 anni, è stato integrato con l’introduzione della legge n. 311 del 30 dicembre 2004, che ha esteso la possibilità di usufruire di questi prestiti anche ai dipendenti delle aziende private, ponendo quindi fine al monopolio dell’INPDAP.

 

Infine, con la successiva legge n. 80 del 14 Maggio 2005, sono state introdotte ulteriori integrazioni ed agevolazioni al fine di rendere le sue condizioni più flessibili.
In particolare, il prestito con cessione del quinto è oggi destinato ai lavoratori dipendenti sia del settore pubblico che di aziende private, ma è stato esteso anche ai pensionati.

 

cessione-del-quinto-evoluzione-leggiPer ottenere tale prestito è necessario avere un lavoro stabile e continuativo con uno stipendio fisso, oppure una pensione al di sopra della soglia minima imposta dalla legge. Le uniche garanzie da presentare saranno quindi la busta paga e il cedolino della pensione.

 

Per quanto riguarda la restituzione, la legge stabilisce che il prestito con cessione del quinto può avere una durata massima di 10 anni (il piano di rimborso può essere quindi suddiviso su un massimo di 120 rate) e che l’ammontare di ogni rata non può superare il 20% dello stipendio o della pensione al netto delle trattenute.

Quindi, ogni mese, un importo pari ad 1/5 del proprio stipendio o della propria pensione verrà automaticamente trattenuto dagli stessi (dal datore di lavoro nel primo caso e dall’INPS nel secondo) per pagare il prestito, in modo da rendere agevole il rimborso e da non pesare troppo tra le proprie spese.