Il prestito per un matrimonio

Se ti devi sposare ma non sai dove trovare la liquidità per farlo, richiedi il prestito per un matrimonio

 

Tra i tanti prestiti personali che è possibile richiedere, il prestito per un matrimonio è tra i più interessanti. Si tratta di un’opportunità che ha il pregio di accorpare e raggruppare in un solo debito tante spese diverse, in modo tale da ridurre al minimo i costi dell’istruttoria, pur presentando dei tassi superiori rispetto al prestito finalizzato. Per quel che riguarda le garanzie, in linea di massima la concessione di questo tipo di prestito non presuppone la necessità di fornire delle garanzie reali: in altre parole, non ci sono diritti di ipoteca o diritti di pegno a proposito dei beni che appartengono ai richiedenti.

 

Ciò non toglie che in particolari circostanze gli istituti di credito possano sottoporre a chi richiede il prestito per un matrimonio un contratto che presuppone una cambializzazione delle rate, così che tutto l’importo che viene erogato – o una parte, a seconda dei casi – possa essere garantito. In talune situazioni può esserci anche una cambiale sola: lo scopo è sempre quello di ridurre al minimo i pericoli legati a una eventuale insolvenza.

 

prestito per un matrimonioA proposito delle più diffuse forme di garanzia, la firma di un terzo fideiussore o di un coobbligato è tra le più frequenti: si tratta di coinvolgere una figura che, in pratica, garantisca il buon esito di tutta l’operazione. Tale condizione viene richiesta piuttosto spesso, soprattutto nel caso di condizioni specifiche, come potrebbe essere quella di una somma di denaro richiesta molto elevata o di una anzianità lavorativa relativamente recente. Chiaramente, spetta al singolo istituto stabilire se e come imporre delle garanzie, con una scelta discrezionale che dipende dal singolo richiedente e dal suo profilo di rischio.

 

In un contratto relativo al prestito per un matrimonio devono essere riportati in modo chiaro e trasparente il tasso di interesse praticato, il tasso annuo effettivo globale, il numero di rate, le loro scadenze e i loro importi, ma anche l’ammontare del finanziamento, i maggiori oneri in caso di mora, la causale degli oneri che non vengono conteggiati con il Taeg e le eventuali coperture assicurative che potrebbero essere richieste.

Interessi sui prestiti: si possono detrarre?

Non sempre gli interessi sui prestiti possono essere detratti, ecco quando

Se vi è stato detto che gli interessi sui prestiti possono essere detratti dalle imposte, vi è stata riferita una circostanza che è solo parzialmente vera. Cerchiamo di capire perché. I prestiti personali, essendo destinati a necessità che sono – appunto – personali, per il fisco non hanno diritto a sconti di alcun genere. Il solo caso in cui è possibile usufruire di sconti, e quindi, detrarre gli interessi sui prestiti  è rappresentato dai prestiti che hanno a che fare con attività lavorative: per questo, è indispensabile che i finanziamenti siano necessari per l’acquisto di un bene finalizzato a un’attività professionale.

 

interessi sui prestitiEcco, quindi, che un privato non ha mai diritto al rimborso di una parte degli interessi sui prestiti personali attraverso le detrazioni fiscali. Diverso è il caso per i liberi professionisti e per i lavoratori autonomi (ma vale anche per le ditte individuali), visto che la detrazione degli interessi passivi è ammessa per i prestiti che sono stati sottoscritti per svolgere l’attività lavorativa. Nell’eventualità in cui si debba far fronte alla necessità di una cifra consistente, da destinare solo parzialmente all’attività professionale, il suggerimento è quello di dividere il prestito in due: da un lato quello che ha a che fare con esigenze personali, o comunque non lavorative, e dall’altro lato quello che ha a che fare con esigenze lavorative, e quindi che ammette le detrazioni.

 

Per quel che riguarda i prestiti e i mutui agrari, gli interessi pagati possono essere detratti per una somma uguale o inferiore alla somma del reddito agrario e del reddito dominicale che vengono dichiarati. In questa somma è necessario includere anche la quota di reddito dominicale e agrario, eventualmente presente, che corrisponde alla quota di partecipazione in società di persone impegnate nell’attività agricola.

 

Va ricordato che la detrazione per i prestiti che la ammettono nel caso dei mutui non riguarda solo gli interessi, ma compete anche per le quote di rivalutazione che derivano da clausole di indicizzazione e per gli oneri accessori (per esempio, le imposte catastali, le spese di mediazione immobiliare e l’onorario che spetta al notaio).

Cos’è il Taeg? Tutto sul Tasso Annuo Effettivo Globale

Cos’è il Taeg? Il Tasso annuo effettivo globale, cosa implica veramente?

Quando si parla di prestiti e di finanziamenti, si fa spesso riferimento al Taeg: una sigla che ormai sembra entrata nel vocabolario di tutti. Ma è davvero così? Siamo realmente consapevoli di cos’è il Taeg? In primo luogo, è opportuno sottolineare che si tratta del Tasso Annuo Effettivo Globale, noto anche come indicatore sintetico di costo o indice sintetico di costo: in pratica, è l‘indicatore di tasso di interesse di un prestito (o di un’altra operazione di finanziamento), e viene espresso in percentuale.

Il compito del Taeg è quello di indicare l’effettivo costo del prestito: cioè il costo che il cliente deve alla banca o all’istituto di credito. Esso comprende le spese di emissione della pratica e il Tan, cioè il Tasso Annuo Nominale, che non è altro che la percentuale di interesse relativa al prestito. Il ruolo del Taeg è quello di mettere a disposizione del clienti un solo indicatore di interesse che includa le spese accessorie e il tasso di interesse sul prestito effettivo: per calcolarlo è indispensabile, quindi, individuare il tasso di interesse che faccia sì che la somma totale che dovrà essere rimborsata dal cliente alla scadenza del finanziamento sia uguale alla somma del credito che il cliente stesso ha ottenuto.

 

Cos’è il Taeg? Come viene regolata questa tassa dalla legge

 

Cos'è il TaegLa legge fissa i criteri che governano il Taeg: fanno parte del calcolo, al di là della struttura del rimborso finanziario, i bolli statali, le assicurazioni obbligatorie, le commissioni di incasso e le spese di istruttoria della pratica. Gli oneri fiscali sono entrati a farne parte solo dal 1° giugno del 2011. Occorre precisare, d’altro canto, che non incidono sul calcolo del Taeg le assicurazioni non obbligatorie e le tasse, come per esempio le imposte di registro quando si ha a che fare con dei mutui.

Il sistema normativo italiano ha introdotto il Taeg solo di recente, con la Deliberazione del Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio numero 10688 del 4 marzo del 2003: spetta alla Banca d’Italia il compito di identificare i servizi e le operazioni per la segnalazione di questo indice.

Credito al consumo: in cosa consiste?

Cosa si intende per credito al consumo? Facciamo un po’ di chiarezza.

Uno dei concetti più importanti, quando si parla di prestiti, è quello di credito al consumo. Di cosa si tratta? Molto semplicemente, esso corrisponde all’insieme di attività di finanziamento delle famiglie e delle persone fisiche il cui obiettivo è quello di rateizzare o rimandare i pagamenti, o di sostenere i consumi. In sostanza, il credito al consumo non ha la finalità di sostenere degli investimenti, ma si pone lo scopo di finanziare la cosiddetta spesa corrente delle famiglie.

Nel nostro Paese, sono le banche e gli intermediari finanziari che risultano iscritti nei registri appositi sono autorizzati a concedere il credito al consumo, che è un istituto normato dagli articoli 121, 122, 123, 124, 125 e 126 del Testo Unico Bancario (cioè il Decreto Legislativo numero 385 del 1993) dopo che il Decreto Legislativo numero 141 del 13 agosto del 2010 ha abrogato gli articoli 40, 41, 42 e 43 del Decreto Legislativo numero 206 del 6 settembre del 2005, il Codice del Consumo.

Credito al consumoGli strumenti finanziari che permettono l’accesso al credito al consumo sono il consolidamento dei debiti, i pagamenti rateizzati, i pagamenti posticipati, la carta di credito, la cessione del quinto dello stipendio e, ovviamente, il prestito personale, che presuppone un versamento in una unica soluzione iniziale seguito da un piano di ammortamento per il rimborso. I mutui ipotecari relativi all’acquisto di immobili, invece, non fanno parte del credito al consumo, poiché rappresentano degli investimenti, e in più il valore degli immobili copre i debiti. Si è soliti distinguere tra finanziamenti non finalizzati (il consolidamento dei debiti e il prestito personale) e finanziamenti finalizzati (il pagamento degli acquisti con carta di credito e la rateizzazione).

Per accedere al credito al consumo è indispensabile fornire delle garanzie: in linea di massima è sufficiente che il consumatore disponga di un reddito, preferibilmente proveniente da un lavoro nella pubblica amministrazione o comunque a tempo indeterminato; è necessario, inoltre, che non risulti iscritto all’elenco dei cattivi pagatori. Il reddito del contraente costituisce, comunque, la sola garanzia a fronte del prestito, il che si traduce in un rischio di insolvenza piuttosto alto.

Prestiti subordinati: cosa sono e come richiederli

Cosa sono i prestiti subordinati?

Quando si parla di prestiti subordinati, si fa riferimento a dei prestiti assistiti che comportano una clausola di subordinazione al rimborso se il debitore fallisce o va incontro a liquidazione. Succede, quindi, che il finanziatore accetta il fatto che il rimborso del suo credito dipenda dal rimborso completo degli altri creditori e sia, dunque, subordinato ad esso. I prestiti subordinati rientrano nel novero dei prestiti obbligazionari, anche se rispetto ad essi presentano un livello di rendimento differente. I piccoli risparmiatori in molti casi vi ricorrono, e non è raro che ciò accade senza che loro ne siano consapevoli, visto che la tendenza degli istituti di credito è quella di inserirli all’interno delle polizze vita.

 

Prestiti subordinatiCome detto, i prestiti subordinati sono così definiti in quanto dipendono dal pagamento degli altri creditori; in particolare, sono subordinati al pagamento degli interessi con la restituzione del capitale. Tale condizione comporta, da un lato, il fatto che questi prestiti sono più redditizi, come già accennato, rispetto alle obbligazioni, ma dall’altro lato che il rischio di investimento sia più alto. Insomma, come sempre a una maggiore remuneratività corrisponde un maggior rischio. Si può parlare, da un certo punto di vista, di obbligazioni di un livello più basso, ed è proprio per questo che sono in grado di offrire un rendimento elevato.

A emettere i prestiti subordinati sono, nella maggior parte dei casi, le banche: va detto, per altro, che gli istituti di credito italiani non sono rischiosi, in virtù della loro stabilità, mentre sono da tenere sott’occhio le banche estere. Per evitare di incappare in brutte sorprese, sotto forma di prestiti infilati in polizze vita, è meglio verificare se nei propri investimenti siano presenti dei prestiti subordinati. Vale la pena di sottolineare, infatti, che nel caso in cui qualcosa dovesse andare storto, l’ultimo a essere liquidato è proprio il risparmiatore; sempre ammesso che ciò accada, e che l’intero capitale investito non vada perso.

I prestiti subordinati, a differenza di quello che accade con i prestiti irredimibili, partecipano solo in caso di liquidazione alle perdite di chi li emette: per questa ragione, la natura di questi finanziamenti è ritenuta controversa.

Mutuo per acquistare casa all’asta: oggi si può

Ora è possibile richiedere un mutuo per acquistare casa all’asta

 

La procedura di acquisto di un immobile presso un’asta giudiziaria, negli ultimi tempi, è stata semplificata grazie al processo di digitalizzazione in atto. Mentre in passato era necessario recarsi presso il tribunale di competenza, senza la possibilità di poter visitare preventivamente la struttura, oggi, con una semplice connessione alla rete e un pc, si possono consultare gli annunci online e visionare gli immobili messi all’asta presso diversi tribunali di zona. Inoltre ogni annuncio riporta il contatto per poter vedere da vicino l’edificio messo all’asta, senza il rischio di incappare in spiacevoli sorprese.

Ma la grande novità consiste nel fatto che un certo numero di tribunali italiani ha stabilito che non è più obbligatorio pagare in contanti l’eventuale aggiudicazione dell’immobile, ma, in alternativa, è possibile accendere un mutuo per acquistare casa all’asta presso un istituto di credito per importi fino all’80%. A tal proposito va specificato che alcune banche (si pensi, ad esempio, a Unicredit e a Che Banca!) annoverano prodotti finanziari specifici per l’acquisto tramite asta giudiziaria. La banca, naturalmente, deve garantire l’erogazione del mutuo prima della data dell’incanto.

 

Mutuo per acquistare casa all'astaIl mutuo per acquistare casa all’asta, lo ricordiamo, non vincola il richiedente nel caso in cui non si aggiudichi l’immobile; egli, infatti, è tenuto a pagare solo le spese di istruttoria senza alcun addebito ulteriore. D’altra parte gli istituti di credito che propongono questi prodotti, mettono anche a disposizione del cliente degli esperti che lo tengono informato sugli immobili disponibili presso le aste e, qualora sia interessato a uno di essi, lo supportano durante tutto l’iter consigliandolo e fornendogli dati precisi sulla valutazione di mercato dello stesso. Sarà premura, inoltre, dei consulenti bancari prendere contatto con i custodi, per dare la possibilità ai propri customer di visitare la struttura.

L’introduzione del mutuo come possibilità di pagamento è dovuta al fatto che in passato un numero significativo di aste andava deserto, con il conseguente abbattimento del costo degli immobili. Con questa nuova formula, invece, anche chi non possiede sufficiente liquidità al momento può comunque essere un potenziale acquirente, proprio come avviene negli acquisti ordinari.

Prestiti tra privati, cosa sono e come si ottengono

I prestiti tra privati, detti anche social landing, sono una forma di finanziamento sempre più diffusa

I prestiti tra privati sono forme di finanziamento particolari che vengono erogate tramite il web e che non usufruiscono dell’intermediazione delle banche o degli istituti di credito. In genere gli importi che possono essere richiesti sono contenuti, inferiori a poche decine di migliaia di euro, con modalità di rimborso variabili a seconda delle circostanze. Questa pratica è nota anche con il nome di social lending (prestito sociale) e rappresenta, appunto, un canale di credito alternativo. Viene creata una sorta di comunità che è composta dai prestatori e dai richiedenti: i primi sono quelli che mettono a disposizione il proprio denaro, prestandolo ai secondi, nella speranza di ottenere un investimento conveniente.

 

prestiti tra privatiIl fatto che non si ricorra alle banche è, naturalmente, vantaggioso dal punto di vista economico, in quanto l’assenza di intermediari permette di ottenere condizioni migliori per tutte e due le parti in causa: chi presta denaro può ricavare interessi più elevati, mentre chi lo ottiene in prestito può usufruire di tassi più bassi. Viene a formarsi, dunque, un vero e proprio mercato, dove i tassi non sono decisi all’esterno o imposti dall’alto, ma sono determinati semplicemente dall’incontro tra l’offerta e la domanda.

 

I prestiti tra privati, o social lending sono una realtà dalla storia molto giovane, nata in Gran Bretagna nel 2005: tuttavia, complice la crisi finanziaria del 2008, nel giro di breve tempo questa forma di prestito sociale si è trasformata in un modello finanziario a tutti gli effetti, alternativo a quelli tradizionali e in grado di funzionare su larga scala. In tutto il mondo, quindi, sono nate e si sono sviluppate piattaforme web destinate ai prestiti tra privati. Ve ne sono anche in Italia, ovviamente regolamentate dalla Banca d’Italia che vigila per garantire la sicurezza degli utenti.

 

Vale la pena di notare, infine, che i prestatori non concedono i propri soldi a un unico richiedente, ma il loro denaro viene distribuito in un gran numero di parti, ognuna delle quali corrispondente a un richiedente differente: in questo modo, il rischio viene diversificato, e anche in caso di un’insolvenza di un richiedente non ci sono danni o buchi troppo significativi con cui dover fare i conti.

Consolidamento debiti, cos’è e come funziona

Vuoi ottenere della liquidità ma hai già contratto debiti in precedenza? Il consolidamento debiti potrebbe fare per te

Il consolidamento debiti è una tipologia di prestito finalizzato a far fronte a precedenti finanziamenti o mutui che devono ancora essere estinti. Esso copre importi fino a un valore massimo di 30.000 euro e prevede un piano di ammortamento fino a 120 mesi. Si tratta, in altri termini, di un’utile strategia per normalizzare la propria condizione debitoria. Questo strumento finanziario è senz’altro utile a coloro che si trovano nell’impossibilità di onorare le rate del piano di ammortamento.

Grazie al consolidamento debiti sarà possibile:

  • avere un’unica controparte creditrice, anche se si tratta di debiti contratti con diverse società finanziarie;
  • corrispondere alla nuova controparte una rata mensile di importo inferiore rispetto alla somma di tutte le rate;
  • accorpare tutti i prestiti precedentemente effettuati in un unico finanziamento.

Principali vantaggi del consolidamento debiti

consolidamento debitiI vantaggi che si ottengono dalla sottoscrizione di questa tipologia di contratto sono sia di natura economica che gestionale. Per rendere possibile l’assottigliamento della rata mensile, tuttavia, si rende necessario allungare i tempi del piano di ammortamento.

Ricordiamo, inoltre che, attraverso il consolidamento e il rifinanziamento, oltre a ottenere una rata mensile più esigua si ha la possibilità facoltativa di richiedere ulteriore liquidità all’ente erogatore.

Parametri di valutazione per la concessione del prestito

Sono sostanzialmente tre i parametri di valutazione con cui una società creditizia decide di concedere un prestito per il consolidamento debiti, ovvero:

1 – le politiche di rischio: il livello di rischio, solitamente, viene calcolato utilizzando i dati pregressi dell’istituto erogatore, al fine di tutelarsi da eventuali situazioni di insolvenza del cliente;

2 – l’affidabilità creditizia del prestatario (denominata anche credit score): ovvero la sua capacità di onorare le rate mensili. In tal caso la società ricorre al Crif, ovvero la Centrale rischi Finanziari, specializzata nella raccolta di informazioni creditizie;

3 – il reddito del richiedente: più sarà alto, più saranno elevate le possibilità di ottenere il finanziamento. D’altra parte anche l’anzianità lavorativa può influire in maniera significativa sulla decisione dell’istituto di credito.

Una volta accettata la richiesta, l’ente erogatore provvede a estinguere tutti i finanziamenti in corso del prestatario.

Prestiti Inpdap: principali caratteristiche

I prestiti Inpdap sono dei finanziamenti personali a tassi agevolati di cui possono fruire tutti i dipendenti e i pensionati della Pubblica Amministrazione.

Data la grave recessione economica che coinvolge da anni il nostro Paese, sempre più cittadini hanno la necessità di richiedere un finanziamento che consenta loro di far fronte alle spese quotidiane, senza arrivare a fine mese con l’acqua alla gola.

I prestiti Inpdap (Istituto Nazionale di Previdenza per i Dipendenti dell’Amministrazione Pubblica) costituiscono un prodotto finanziario agevolato che può essere erogato:

 

1- dal Fondo credito Inpdap (attualmente gestito dall’Inps, nuovo Istituto Nazionale di Previdenza Sociale)

2- dagli istituti di credito convenzionati

3- dalla Gestione unitaria autonoma delle prestazioni creditizie e sociali.

 

prestiti inpdapVa detto che i prestiti Inpdap sono declinati in diverse soluzioni creditizie, ovvero i piccoli prestiti, i pluriennali diretti e i pluriennali garantiti. I piccoli prestiti, destinati a coloro che necessitano di far fronte a una spesa urgente, prevedono un piano di ammortamento pari a 4 anni; i pluriennali diretti, che si rivolgono a coloro che devono far fronte a documentate necessità personali, presentano un piano di rimborso quinquennale o decennale; infine i pluriennali garantiti prevedono che la rata mensile del piano di rimborso sia addebitata direttamente sulla busta paga o sulla pensione del beneficiario.

I prestatari potranno restituire la somma ricevuta in contanti, con addebito sul proprio conto corrente o, come abbiamo visto, con la cosiddetta formula della cessione del quinto dello stipendio.

Requisiti necessari per ottenere i prestiti Inpdap

Possono richiedere i prestiti Inpdap i dipendenti e i pensionati pubblici che risultino iscritti alla gestione delle prestazioni creditizie sociali. Inoltre è necessario che il richiedente abbia un’età compresa tra i 18 e i 70 anni, che abbia la residenza sul territorio italiano e che abbia regolarmente versato i contributi presso l’ente nazionale di previdenza sociale. La richiesta del finanziamento deve essere presentata all’Inps con la contestuale esibizione di un documento di identità in corso di validità e dell’ultima busta paga o del cedolino pensione. Ricordiamo, infine, che non è necessario dichiarare all’ente la finalità del prestito.

Fondo nuovi nati: il prestito agevolato per i neo-genitori

Il Fondo nuovi nati permette ai neo-genitori di ottenere un prestito agevolato

La nascita o l’adozione di un figlio comportano per la neo-mamma e il neo-papà delle nuove spese, cui non è spesso semplice far fronte. Proprio per questo motivo è stato istituito il fondo nuovi nati, un prestito agevolato dedicato ai neo-genitori, che prevede un Taeg (Tasso Annuo Effettivo Globale) decisamente inferiore rispetto a quelli dei prestiti ordinari.

 

Fondo nuovi natiI neo-genitori possono fruire di un prestito agevolato riservato ai nuclei familiari con un nuovo figlio (sia appena nato che adottato) e il cui importo massimo è pari a 5.000 euro. Questo fondo, lo ricordiamo, è stato introdotto nell’ordinamento italiano durante il governo Berlusconi II con il Decreto legge n. 185/2008. Per ottenere questo prestito, i richiedenti devono fornire alcune garanzie alla società creditizia che eroga la somma. Tuttavia in caso di insolvenza dei beneficiari del prestito, lo Stato si impegna a coprire fino al 75% della somma erogata.

 

Richiesta e piano di ammortamento del Fondo Nuovi Nati

I genitori interessati al Fondo nuovi nati devono inoltrare la domanda a uno degli istituti di credito che hanno aderito a questa iniziativa entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello di nascita, come segnalato sul sito ufficiale del fondo. Il modulo di richiesta è, in realtà, un’autocertificazione in cui devono essere indicate le generalità di entrambi i genitori richiedenti (nome, cognome, luogo di nascita, codice fiscale) e quelle del neonato o del figlio adottato e il possesso della patria potestà, precisando se quest’ultima è esercitata da entrambi o se è condivisa con un altro soggetto. Nel caso in cui i genitori siano separati può richiedere l’ottenimento del fondo il genitore che esercita la potestà genitoriale sul figlio.

 

Il Fondo Nuovi Nati prevede che la restituzione della somma erogata avvenga entro un tempo massimo pari a 5 anni tramite comode e non ingenti rate mensili, in modo tale da non gravare eccessivamente sul bilancio familiare. Tuttavia coloro che lo preferiscono possono restituire la somma in un’unica soluzione.

Qualora il figlio dei richiedenti sia affetto da una malattia rara si ha diritto a un ulteriore riduzione degli interessi da restituire.