Cosa si intende per credito al consumo? Facciamo un po’ di chiarezza.
Uno dei concetti più importanti, quando si parla di prestiti, è quello di credito al consumo. Di cosa si tratta? Molto semplicemente, esso corrisponde all’insieme di attività di finanziamento delle famiglie e delle persone fisiche il cui obiettivo è quello di rateizzare o rimandare i pagamenti, o di sostenere i consumi. In sostanza, il credito al consumo non ha la finalità di sostenere degli investimenti, ma si pone lo scopo di finanziare la cosiddetta spesa corrente delle famiglie.
Nel nostro Paese, sono le banche e gli intermediari finanziari che risultano iscritti nei registri appositi sono autorizzati a concedere il credito al consumo, che è un istituto normato dagli articoli 121, 122, 123, 124, 125 e 126 del Testo Unico Bancario (cioè il Decreto Legislativo numero 385 del 1993) dopo che il Decreto Legislativo numero 141 del 13 agosto del 2010 ha abrogato gli articoli 40, 41, 42 e 43 del Decreto Legislativo numero 206 del 6 settembre del 2005, il Codice del Consumo.
Gli strumenti finanziari che permettono l’accesso al credito al consumo sono il consolidamento dei debiti, i pagamenti rateizzati, i pagamenti posticipati, la carta di credito, la cessione del quinto dello stipendio e, ovviamente, il prestito personale, che presuppone un versamento in una unica soluzione iniziale seguito da un piano di ammortamento per il rimborso. I mutui ipotecari relativi all’acquisto di immobili, invece, non fanno parte del credito al consumo, poiché rappresentano degli investimenti, e in più il valore degli immobili copre i debiti. Si è soliti distinguere tra finanziamenti non finalizzati (il consolidamento dei debiti e il prestito personale) e finanziamenti finalizzati (il pagamento degli acquisti con carta di credito e la rateizzazione).
Per accedere al credito al consumo è indispensabile fornire delle garanzie: in linea di massima è sufficiente che il consumatore disponga di un reddito, preferibilmente proveniente da un lavoro nella pubblica amministrazione o comunque a tempo indeterminato; è necessario, inoltre, che non risulti iscritto all’elenco dei cattivi pagatori. Il reddito del contraente costituisce, comunque, la sola garanzia a fronte del prestito, il che si traduce in un rischio di insolvenza piuttosto alto.