Pensioni in Italia: impatti delle politiche previdenziali sulla nuova generazione
In un contesto in cui molte persone attendono con ansia nuove vie per accedere alla pensione anticipata dopo il declino della Quota 41, altre vedono allontanarsi sempre di più il momento in cui potranno lasciare il lavoro. Le politiche previdenziali italiane, focalizzate in modo limitato sui giovani negli ultimi vent’anni, creano una prospettiva inquietante: chi inizia a lavorare oggi potrebbe dover aspettare fino a 71 anni per accedere alla pensione. Questa è la cruda realtà delineata nell’ultimo rapporto dell’Ocse intitolato ‘Pensions at a glance’.
Aspettativa di vita e politiche previdenziali: il quadro attuale
L’Ocse sottolinea che l’aspettativa di vita e le politiche previdenziali italiane hanno contribuito a fissare l’età pensionabile a 71 anni per chi entra nel mercato del lavoro oggi. Questo dato, secondo il rapporto, è il secondo più alto in Europa dopo la Danimarca. La connessione tra l’età pensionabile e l’aspettativa di vita è un elemento distintivo dell’Italia, che è uno dei nove paesi Ocse ad adottare questa pratica.
Conseguenze delle politiche previdenziali attuali
Attualmente, l’età “normale di pensionamento” in Italia è di 67 anni, con un forte aumento dopo le riforme implementate durante la crisi finanziaria globale. Tuttavia, il sistema italiano offre un ampio accesso al pensionamento anticipato, spesso senza penalità. Questa flessibilità contribuisce a vantaggi relativamente elevati per coloro che scelgono di andare in pensione prima dell’età pensionabile prevista dalla legge.
Occupazione e spese pensionistiche elevate
L’Ocse evidenzia che i tassi di occupazione nelle fasce di età più anziane (60-64 anni) sono tra i più bassi, e la concessione di benefici a età relativamente basse comporta la seconda più alta spesa per la pensione pubblica tra i paesi Ocse, rappresentando il 16,3% del PIL nel 2021. Le Quote contributive, con benefici elevati a età basse, contribuiscono a questa spesa significativa.
Alta aliquota contributiva: vantaggi e rischi
L’Italia presenta l’aliquota contributiva obbligatoria più alta tra i paesi Ocse, raggiungendo il 33%. Sebbene ciò contribuisca a prestazioni pensionistiche superiori alla media, l’Ocse avverte che un livello così elevato di aliquote contributive potrebbe danneggiare la competitività dell’economia e ridurre l’occupazione totale.
La nuova generazione: aspettative e sfide
Per chi inizia a lavorare oggi, si prevede un’età di pensionamento di circa 71 anni, con un importo della pensione che rappresenterà circa l’83% dello stipendio al momento del ritiro, rispetto al 61% medio dell’Ocse. Questa prospettiva presenta sfide significative per la nuova generazione, richiedendo una riflessione approfondita sulle politiche previdenziali future per garantire una sostenibilità a lungo termine.
Di fatto, le politiche previdenziali attuali in Italia pongono sfide e questioni cruciali per il futuro del sistema pensionistico e l’occupazione delle nuove generazioni. La necessità di riforme mirate e sostenibili è pressante per assicurare un equilibrio tra le esigenze della popolazione attuale e la sostenibilità economica a lungo termine.